Fontana e i suoi “Concetti Spaziali”

Lucio Fontana… chi è? cos’ha fatto e cosa dire su di lui?

Infrangendo la tela con buchi e tagli, egli superò la distinzione tradizionale tra pittura e scultura. Lo spazio cessò di essere oggetto di rappresentazione secondo le regole convenzionali della prospettiva. La superficie stessa della tela, interrompendosi in rilievi e rientranze, entrò in rapporto diretto con lo spazio e la luce reali.
Le sue tele monocrome portano in impresso il segno dei gesti precisi, sicuri dell’artista che, lasciati i pennelli, maneggia lame. Tutto è giocato sulle ombre con cui sottolinea le soluzioni di continuità.

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Fontana giunse a questa tecnica a partire dal barocco. La parola “Barocco” è un termine coniato in epoca successiva con significato dispregiativo. Deriva da un termine portoghese che significa perla irregolare o sillogismo imperfetto. Si diffonde nell’area sud-europea, di religione cattolica, mentre nel nord prevale la scelta iconoclasta della riforma protestante e, in architettura la semplicità classica di memoria palladiana.

in cui, come egli scrisse “le figure pare abbandonino il piano e continuino nello spazio”. Egli fu il fondatore e il più noto rappresentante del movimento spazialista.

Fontana ha chiamato le sue opere “Concetti spaziali”: un’importante serie di monocromi interrotti da un taglio centrale: un sottile taglio ricco di interpretazioni. Perché un taglio? L’evoluzione di un artista procede per tappe: alti e bassi, cambiamenti di direzione, ripensamenti e decisivi passi in avanti, e anche Lucio Fontana non è venuto meno alla buona tradizione.

Il figurativo cede il passo all’astratto, e dall’arte informale Fontana approda quindi allo spaziale: lo “Spazialismo”. Nell’Europa appena sconvolta dai massacri, arresasi ormai all’instabilità e alla materialità, Lucio Fontana comprende che anche nell’arte nulla è più durevole.
“La vita tranquilla è scomparsa- scrive nel suo celebre testo- e anche la creazione artistica deve adeguarsi al movimento, alla rapidità, deve sorpassare le tradizionali distinzioni tra colore e suono, tra spazio e tempo, tra pittura e scultura”.

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Sperimentazione su tela, non semplice pittura: Fontana non considera la tela un supporto artistico. Lui tratta la tela allo stesso modo in cui, da scultore, maneggia la terracotta, la ceramica. La tela è materia. E in quanto materia deve essere lavorata, plasmata, modificata, fino al suo definitivo superamento.
Negli anni ’50/’60 inizia a lavorare ai suoi quadri: dei piccoli fori, i Buchi, che abbinati a pietre incastonate creano complesse nebulose di luce, ombra e colore. Come in “La luna a Venezia”. Tentativi di trapassare la tela, trapassare la materia, scavalcare i confini della pittura.

Concetto spaziale La Luna a Venezia

La luna a Venezia  -Lucio Fontana-

La vera e propria rottura della tela avviene nel 1959, in occasione di una mostra alla Galleria del Naviglio a Milano, quando Lucio Fontana espone i primi quadri della lunga serie dei Tagli.La tela adesso è lacerata da uno o più squarci, che invece di indicare distruzione indicano piuttosto delle possibili aperture verso l’altrove, verso una terza dimensione, oltre i limiti imposti dalla piattezza del quadro. Avendo perduto qualsiasi funzione figurativa, il dipinto diviene una superficie monocroma contenente un passaggio verso un universo parallelo, uno spazio mentale alternativo.

Fontana chiama queste tele lacerate “Attesa”: delle vie di fuga dove si posa l’occhio dell’osservatore.

Che tecnica utilizzò? La mattina le tele vengono colorate, si lascia passare qualche ora affinché il colore si secchi. Il pomeriggio Fontana ricorre a un taglierino Stanley per ottenere i suoi famosi tagli.

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A seguire il video sulla mostra allestita presso l’Hangar Bicocca, a Milano, dal 21 settembre 2017 al 25 febbraio 2018, che espone le ricostruzioni degli ambienti realizzati da Lucio Fontana tra il 1949 e il 1968.

Marta Favata, Valeria Giolo, Caterina Bicocchi, Valentina Paravano, classe 3^B

Informazioni su liceovicogallerieditalia

Docenti di Disegno e Storia dell'Arte presso il Liceo Vico di Corsico
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