Gli occhi possono toccare

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Agli inizi degli anni 50 avvenne un’innovazione che ebbe come protagonista principale Alberto Burri.  Sappiamo che questo artista decise di cambiare il regolare modo di dipingere introducendo l’uso di nuovi materiali e colori.

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Ma, prima di tutto, chi fu Alberto Burri?

Alberto Burri visse tra il 12 marzo 1915 e il 13 febbraio 1995. Conseguita la laurea in medicina nel 1940 partecipò attivamente alla seconda guerra mondiale come medico ufficiale.

Venne fatto prigioniero a Tunisi dagli inglesi nel 1943. Periodo in cui operava nella campagna di Tunisia, fase finale della lunga campagna del Nordafrica. L’anno successivo venne trasferito dagli americani in un campo di prigionia in Texas dove iniziò la sua attività artistica. Soltanto tornato in Italia decise di abbandonare definitivamente la medicina per dedicarsi esclusivamente alla pittura.

La realtà crudele in cui si trovò coinvolto durante la prigionia segnò profondamente le sue future opere.


Dopo questa breve inquadratura sulla sua vita, passiamo adesso a focalizzare l’attenzione su quale fu la sua più grande innovazione: la materia diventa colore.
C’è la necessità di volersi allontanare dallo strazio e dalla violenza della guerra per poter ripartire da qualcosa di totalmente nuovo e di libera interpretazione.
I quadri non sono più creati con il semplice utilizzo del colore dato dalle tempere o dagli acquarelli ma vengono usati veri e propri materiali.
Il passaggio da materia a colore non è un attacco alla pittura bensì una semplice sostituzione.
Tra le opere più famose di Burri troviamo i Catrami, neri lucidi oppure opachi che, accostati alla varietà della tavolozza cromatica, si fanno via via più spessi, per creare eleganti composizioni formali. Dopo di che creò altre straordinarie opere con nuovi materiali, alcune delle più importanti sono: le Muffe, quasi paragonabili a un’invasione batterica su croste di materiale inerte, i Legni e i Sacchi.

Catrami   Muffe

Sacchi       Legni

Una delle opere a noi presentate durante la visita alle Gallerie d’Italia, situate nel centro di Milano, è “Rosso Nero”; essa risale al 1953 ed è stata realizzata nell’ immediato dopoguerra.

In questa opera troviamo coinvolti l’utilizzo di tela, sabbia e stoffa accostati al colore rosso; materiali appositamente selezionati poichè già incontrati durante il suo periodo di prigionia.

Riportiamo qua sotto le parole che meglio spiegano la motivazione del suo grande successo:

per la qualità e l’invenzione pur nell’apparente semplicità, di una grafica realizzata con mezzi modernissimi, che si integra perfettamente alla pittura dell’artista, di cui costituisce non già un aspetto collaterale, ma quasi una vivificazione che accoppia il rigore estremo ad una purezza espressiva incomparabile”.

(dall’Accademia Nazionale dei Lincei per il Premio Feltrinelli per la Grafica, conferitogli nel 1973)

Matilde Borri, Chiara Gualtieri, Sofia Neri, classe 3^B

Informazioni su liceovicogallerieditalia

Docenti di Disegno e Storia dell'Arte presso il Liceo Vico di Corsico
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